MUSICA ANTIQUA LATINA
GIORDANO ANTONELLI basso di violino
GIANNI LA MARCA viola da gamba
GIANCARLO DE FRENZA violone
ANDREA BUCCARELLA clavicembalo
Caleidoscopio immaginario di Guillaume Rossignol
Ensemble barocco su strumenti originali, internazionalmente riconosciuto, è stato creato nel 2000 dal direttore, musicologo e violoncellista barocco Giordano Antonelli. Il progetto Musica Antiqua Latina promuove la riscoperta e la diffusione del grande repertorio barocco italiano, di cui Roma, dove il gruppo è residente, è stato uno dei centri di massima creatività. Dagli organici strumentali del primo seicento, alla orchestra barocca a geometria Corelliana, Musica Antiqua Latina dispone di una varietà di programmi originali ed inediti, dal tardo ‘500 al periodo della transizione pre-classica. Lo studio specialistico del repertorio barocco, in particolare di matrice italiana e romana, viene realizzato dall’ensemble Musica Antiqua Latina in diretta connessione con i luoghi e l’iconologia storica della citta’ di Roma, che allo stesso repertorio hanno dato vita e ragion d'essere. Pregevole testimonianza del lavoro al tempo stesso musicologico e storiografico del gruppo è la docu-fiction Christina of Sweden - Musical Treasures, dedicato al mecenatismo illuminato della sovrana svedese, che visse a Roma proteggendo e sostenendo artisti e letterati.
Musica Antiqua Latina è stata ospite di numerosi festival ed associazioni in tuttta Europa, tra le quali la World Youth Orchestra Chamber Music Festival, Campus Internazionale di Latina, Teatro Le Maschere di Roma, rappresentazione di Anfione a San Luigi de’ Francesi, Istituto Culturale Portoghese di Roma, Festival Musica Storica, Oratorio San Girolamo della Carità - Primavera Musicale Barocca di Roma, Bologna International Process - Sala Nervi Vaticano, Festival Musica Reservata, Radio Vaticana, Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, Radio3-I concerti del Quirinale, Musei in Musica – inaudita (2009-2010), Festival Divinamente, Stagione Musicale Etnea, Festival Perla Baroku (Varsavia), I Concerti nel Parco, Goldberg Festival Danzica (Polonia), IIC Istanbul, ARP Lazio, Roma Festival Barocco, SabirFest, Rai Radio 3 Suite.
The Dark Side of the Goldberg Variations è una rielaborazione del capolavoro assoluto di Johann Sebastian Bach Aria con Variazioni BWV 988.
Il Basso di Violino, la Viola da gamba, il Violone e il Cembalo, nella risonanza dei registri medio-bassi, diffondono la magnifica polifonia delle variazioni. Passepied, Gavotte, Ouverture Francese, Toccata, Sarabande: adottando per ognuna delle danze una diversa e specifica soluzione, viene esaltata tutta la varietà timbrica e formale dell’invenzione Bachiana.
Tema conduttore la Notte, destinazione bioritmica del capolavoro Bachiano, non già come luogo di ipnotiche aberrazioni e matematiche elucubrazioni, ma piuttosto il sereno, naturale ritorno all’armonia spirituale, segno dell’ars perennis che, silenziosamente, parla attraverso la musica di Johann Sebastian Bach.
La storia della nascita di quest’opera è tutt’ora al confine tra leggenda e realtà. Ci tramanda Forkel, uno dei primi biografi di Johann Sebastian Bach e tra i più accreditati grazie alla collaborazione dei figli del compositore, che il conte Carl Von Keyserlingk, intorno al 1740, commissionò al musicista una serie di «pezzi da far suonare al suo Goldberg (giovane clavicembalista di corte), che fossero insieme delicati e spiritosi, così da poter distrarre le sue notti insonni». L’opera è costituita da 32 brani, il primo dei quali è un’aria bipartita di 32 battute, intitolata, appunto, Aria; seguono 30 Variazioni e nuovamente l’Aria alla fine di queste. La caratteristica dell’intera opera è che le variazioni non interessano la melodia, bensì il basso che la sostiene. Innanzitutto si tratta di un basso particolare, non è né un basso di ciaccona né di passacaglia (che possiedono una formula scandita ed ostinata): è un basso noto come «Gagliarda italiana» (Alberto Basso 1983, 692), continuamente variato, abbellito, frantumato e ricostruito, mentre l’Aria vera e propria, ossia la voce superiore, viene ogni volta inventata da capo. Nel periodo in cui fu composta l’opera, il genere che andava di moda era la suite, ed effettivamente si nota un lieve profumo di suite nelle 32 composizioni: la forma bipartita che si riscontra in tutti i pezzi, la riconducibilità di alcuni alle forme di danza stilizzate proprie della suite, quali la giga, la sarabanda, la corrente, la gavotta. La caratteristica che, però, la distingue nettamente da una suite è la successione dei singoli brani, che non segue un moto rettilineo, ma al contrario quello circolare. La particolarità più straordinaria delle Variazioni Goldberg, infatti, è proprio la forma di circonferenza che assume via via che si procede nell’ascolto. È come se l’intera opera fosse concepita attorno all’idea di perpetuo, qualcosa che non ha né inizio né fine e che può, quindi, ricominciare daccapo infinite volte durante una notte. Infatti il compositore «non sapeva se e quando il conte Keyserlingk si sarebbe addormentato».
L’esecuzione viene trasfigurata dalla proiezione di un grande dipinto ad olio di Guillaume Rossignol. Dall’Aria iniziale e per ogni variazione successiva sarà messo in luce un dettaglio quasi astratto del viso dipinto che ci accompagnerà in un viaggio attraverso le differenti emozioni e ci permetterà di trovare e ritrovare un luogo fermo e sereno. Con la ripetizione dell’ Aria finale, il dipinto sarà osservato con spirito diverso, forse più puro.