HomeNotizieCULTURA & SPETTACOLIOpter Ensemble, al Savoia il Novecento che si ispira a Brahms

Opter Ensemble, al Savoia il Novecento che si ispira a Brahms

Ancora un successo per il concerto proposto dagli Amici della Musica di Campobasso


di Giovanni Petta

CAMPOBASSO. Corno, violino e pianoforte, in un ensemble di qualità e di qualità raffinata. Il pubblico del Savoia ha potuto ascoltare tre musicisti di valore assoluto, precisi e attenti alle sfumature, quasi maniacali nel mix dei volumi così da proporre un suono senza disequilibri. Guglielmo Pellarin, corno; Francesco Lovato, violino; Federico Lovato, pianoforte. L’Opter Ensemble.

Il concerto proposto dagli Amici della Musica di Campobasso, in collaborazione con la Fondazione Molise Cultura, è stato costruito sull’attesa del finale brahmsiano, quel Trio, scritto nel 1865, da molti critici definito “perfetto”. Ed è stata un’attesa cronologicamente inversa: tre composizioni dello stesso genere scritte però nella seconda metà del Novecento.

L’opera di Lelio Di Tullio che ha aperto la serata, scritta nel 2006, ha sintetizzato tutto ciò che buona parte dei compositori del Novecento avrebbero dovuto fare: non costringere gli ascoltatori a calvari di attesa di una qualche gratificazione melodica e, nello stesso tempo, non proporsi come epigoni, come manieristi di ciò che il secolo precedente aveva già abbondantemente consumato e superato. Di Tullio ha composto, scomponendo armonicamente e ritmicamente, ha utilizzato il corno non solo in chiave evocativa e ha sistemato nello spartito, in modo davvero originale, le melodie che dovevano dire ciò che bisognava dire. Il presente, insomma, la contemporaneità è arrivata al pubblico senza fraintendimenti.

Scritto nel 1982, il trio per corno, violino e pianoforte di Ligeti ha emozionato per le continue allusioni, per gli accenni a una tradizione che andava sezionata e ricomposta, analizzata e sintetizzata.

Il Trio di Schweizer, invece, con le sue impressionanti frammentazioni ritmiche, riportava l’idea di quella alternanza pericolosa tra fragilità e potenza che caratterizza l’umanità contemporanea, senza rinunciare all’osservazione rispettosa dei compositori che lo hanno preceduto: lo stesso Ligeti, lo stesso Brahms.

Infine Brahms, suonato magistralmente, con un primo movimento che è capolavoro melodico assoluto. Nel secondo la ricchezza degli spunti melodici, e poi la profondità messa in fuga nel terzo, hanno guidato il pubblico a un finale strepitoso.

Un concerto un po’ fuori dal comune che, proprio per questo, ha offerto al pubblico del Savoia un’occasione rara per avvicinarsi a capolavori importanti e a composizioni nuove che meritano considerazione e rispetto. Il tutto tenuto insieme da un filo, da una logica che fa crescere e migliorare chi si pone all’ascolto con attenzione.

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